feb 19, 2025

Cittadini e bioplastiche compostabili: i risultati del sondaggio in app

 

Lo scorso dicembre, nell’ambito della campagna realizzata in collaborazione con il consorzio che si occupa delle bioplastiche compostabili Biorepack, abbiamo lanciato in app un questionario a cui hanno risposto quasi 8mila dei nostri utenti registrati. La survey voleva misurare il grado di conoscenza dei cittadini degli imballaggi e manufatti in bioplastica compostabile e le loro abitudini in relazione alla raccolta dei rifiuti organici. Scopriamo come è andata!

La raccolta dell’umido domestico

Cosa utilizzano gli italiani per raccogliere l'umido

La maggioranza dei rispondenti utilizza sacchetti in bioplastica compostabile per raccogliere l’umido domestico: il 54% riusa i sacchetti dell’ortofrutta, il 41,8% le shopper del supermercato, il 50,3% acquista sacchetti compostabili al supermercato e il 45,8% usa quelli distribuiti dal proprio Comune e/o Gestore di igiene urbana. C’è tuttavia ancora un 2% che utilizza sacchetti di plastica tradizionale!

Riconoscere gli imballaggi in bioplastica

Come riconoscere un imballaggio in bioplastica compostabile? La maggioranza dei rispondenti compie le azioni corrette: controllare in etichetta se l’imballaggio è certificato compostabile (46,7%), scansionare il codice a barre con Junker (42,8%), controllare se ci sono i simboli di compostabilità (30,4%). Ricordiamo che non è sufficiente che l’imballaggio sia definito ‘biodegradabile’, ma deve essere certificato ‘compostabile’ per essere conferibile nell’umido domestico. Più di 500 utenti hanno tuttavia risposto che gettano questi imballaggi nel secco residuo per non sbagliare!

Sui simboli che indicano la compostabilità c’è ancora confusione. Nonostante quelli corretti siano anche quelli più selezionati dagli utenti, come si può vedere dal grafico sottostante, anche quelli che invece non indicano la compostabilità sono stati scelti da molti rispondenti.

Cosa non conferire nell’umido domestico

Simboli di compostabilità degli imballaggi in bioplastica

Erano cinque i rifiuti da NON conferire nell’umido domestico tra quelli elencati nella domanda specifica sulla raccolta differenziata: oltre il 90% dei rispondenti hanno correttamente identificato i mozziconi di sigaretta (secco residuo), i pannolini (secco residuo o raccolta dedicata) e i sacchetti di plastica tradizionale (plastica) come intrusi, mentre poco più del 60% ha indicato anche le cassette di legno (centro di raccolta) e lettiere minerali (secco residuo) come estranee alla raccolta dell’umido domestico. E il 9% che considera anche gli imballaggi in bioplastica compostabile come non conferibili nella raccolta dell’umido? Ahi ahi ahi…

Acquistare imballaggi in bioplastica compostabile

Veniamo alle abitudini di acquisto. Il 72,3% afferma di acquistare sempre o qualche volta stoviglie in bioplastica compostabile per pranzi, cene e feste. Quasi il 50% lo fa perché sono differenziabili e dunque riciclabili, il 27,7% perché le ritiene più ecologiche di quelle in plastica tradizionale. La maggioranza le conferisce poi correttamente nell’umido domestico, anche se rimane un 7% che le conferisce nel secco residuo e addirittura un 12% che le conferisce, erroneamente, nella raccolta della plastica. Coloro che invece scelgono di non acquistare stoviglie compostabili, lo fanno principalmente perché preferiscono usare le proprie stoviglie riutilizzabili che hanno in casa.

Il compostaggio domestico

Ultima sezione dedicata al compostaggio domestico. Lo fa solamente il 23% di chi ha risposto al sondaggio. Chi fa il compostaggio è perché ha sufficiente spazio in giardino o sul balcone (62,3%), perché riutilizza il compost prodotto per il proprio orto (57,2%) e perché lo ritiene una buona pratica circolare (49,9%). Per il 25,5% di questi anche lo sconto sulla tariffa rifiuti risulta essere un incentivo importante. Da notare però che il 33,6% di questo gruppo di rispondenti conferisce anche le bioplastiche compostabili nella propria compostiera. Un errore non da poco! Questi imballaggi sono infatti adatti ad un processo di compostaggio industriale, sistema attraverso il quale in Italia si processa oltre il 90% dei rifiuti organici*. Va quindi bene conferirli nella raccolta dell’umido, ma non sono adatti ad un processo di compostaggio domestico, che ha tempi di decomposizione diversi rispetto al trattamento industriale.

Il restante 77% non fa invece il compostaggio domestico principalmente per mancanza di spazio (65,5%), ma anche perché ritiene di non avere le conoscenze necessarie (24,7%) o la ritiene un’attività troppo complessa da portare avanti (15,2%). Per i più timorosi, che vorrebbero però provare questa buona pratica circolare, c’è la Guida al compostaggio domestico, disponibile all’interno dell’app Junker, che spiega passo passo dove posizionare la compostiera, cosa si può conferire al suo interno, quali sono le fasi e i tempi del compost, come usarlo una volta prodotto, etc.

Vuoi saperne di più sul mondo delle bioplastiche compostabili? Visita il sito https://www.biorepack.org/it

 

*Rapporto Rifiuti Urbani 2024, Ispra. Delle 7,4 milioni di tonnellate di rifiuti organici raccolti, 6,9 milioni di tonnellate sono sottoposte a trattamento integrato anaerobico/aerobico, compostaggio aerobico oppure digestione anaerobica (anno 2023). La pratica del compostaggio domestico si attesta a 333mila tonnellate (anno 2023).

 
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